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Licensed Unlicensed Requires Authentication Published by De Gruyter November 22, 2019

Das Generalkommissariat in Italien von 1624 bis 1632

Auftrag, Arbeit und Akzeptanz der ersten beiden Amtsinhaber

  • Florian Runschke EMAIL logo

Riassunto

Nella storia moderna il Regno d’Italia fu, dopo la morte di Carlo V, una seria fonte di preoccupazione per gli imperatori tedeschi. Mentre la Spagna con i suoi possedimenti (Napoli, Sicilia e Milano) svolgeva un ruolo predominante sulla penisola, e Stati come Genova, Toscana e Savoia estendevano la loro area di dominio, l’Impero non disponeva di una base attraverso cui esercitare la sua influenza sulla politica italiana. Vi erano tuttavia, in Italia, tra i 250 e 300 vassalli imperiali minori residenti, in gran parte, in Lunigiana, nelle Langhe e nella pianura padana. Essi si mostravano fedeli alla causa imperiale, ma temevano quasi sempre di essere conquistati dagli Stati più grandi. Per ovviare a questo rischio, Ferdinando II nominò, nel 1624, Ferrante II Gonzaga a commissario generale in Italia. I suoi compiti consistevano, tra gli altri, nel rafforzare l’autorità dell’imperatore, nell’esigere i contributi economici dai vassalli e nell’informare Vienna su quanto avveniva nel territorio imperiale. In pratica, però, la riscossione dei tributi fallì completamente, mentre l’autorità imperiale fu rafforzata solo in parte. I rapporti per Vienna, invece, venivano stilati con un ritmo soddisfacente, sebbene fosse in realtà il subdelegato di Ferrante, lʼauditore Octavio Villani, a svolgere la maggior parte dei sondaggi tra i vasalli. Anche se i vassalli imperiali minori approvarono questo nuovo ufficio, non si comprende bene fino a che punto Ferrante Gonzaga abbia potuto aiutarli nella loro lotta contro gli Stati italiani maggiori. Dopo la morte del secondo commissario, Cesare II Guastalla, figlio di Ferrante, avvenuta nel 1632, il Consiglio Aulico di Vienna sconsigliò all’imperatore di riassegnare quell’incarico. Ciò non di meno Ferdinando II nominò Giovanni Andrea Doria Landi a capo del Commissariato generale.

Abstract

Following the death of Charles V, the Kingdom of Italy became a source of serious concern for the Emperors. While Spain dominated the Italian peninsula with its possessions of Naples, Sicily and Milan, and regions such as Genoa, Tuscany or Savoy continued to expand their spheres of interest, the Empire had little ability to influence Italian politics. Though there were between 250 and 300 minor liegemen loyal to the Emperor in Italy (most of in the Lunigiana, the Langhe and the Po Valley), they lived in constant fear of conquest by larger states. To counter this threat, Ferdinand II appointed Ferrante II Gonzaga as Commissario Generale in Italy in 1624. His duties included reinforcing imperial authority, collecting taxes from liegemen and reporting to Vienna. In reality, he could not fulfil all of these responsibilities as collecting taxes turned out to be impossible. Furthermore, the emperor’s authority in his domains increased only slightly. Reporting to Vienna, however, worked out rather well despite the fact that the auditor Octavio Villani, Ferrante’s subdelegate, carried out most of the investigations among the liegemen. Whilst well received by minor vassals, it remains unclear if Ferrante’s Commissariato Generale helped them in their fight against the larger Italian regions. In 1632, after the death of the second Commissario Generale Cesare II Guastalla, Ferrante’s son, the Aulic Council in Vienna advised the emperor against appointing another Commissario Generale. Nevertheless, Ferdinand II named Giovanni Andrea Doria Landi as Guastalla’s successor.

Published Online: 2019-11-22
Published in Print: 2019-11-01

© 2019 Walter de Gruyter GmbH, Berlin/Boston

Downloaded on 29.3.2024 from https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/qufiab-2019-0010/html
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